Il termine “cuneo fiscale” è più usato di residuo fiscale, di cui ho parlato qualche tempo fa, ma ho notato che a molte persone ne sfugge ancora il significato.
Ecco in sintesi di cosa si tratta:
1) Lo stipendio netto è la cifra che il lavoratore trova in busta paga
2) Il datore di lavoro paga una cifra ben più alta dello stipendio netto, e questo si chiama costo del lavoro, per essere sintetici.
3) Il cuneo fiscale sono le imposte sul lavoro, e in Italia valgono circa il 48%.
Se le imposte gravano per il 48% significa che lo stipendio vale il 52%.
Questo ci dice che se un dipendente riceve in busta paga 1000 euro, il datore di lavoro ne ha dovuti pagare 1000/0,52, quindi 1923 euro.
In pratica il cuneo fiscale si calcola dividendo le imposte sul lavoro per il costo complessivo. Come abbiamo visto, in questo Paese il suo valore è altissimo, ed è una delle cause della perdita di competitività delle nostre aziende, unito alla difficoltà a trovare lavoro. In Italia è molto costoso assumere (abbiamo visto perché) e molto difficile licenziare.
Capisco che “licenziare” sia una parola orribile, ma bisogna tenere a mente che il mondo è cambiato, il lavoro fisso sta scomparendo e comunque se licenziare fosse facile, lo sarebbe anche trovare lavoro.
Ad ogni modo, il cuneo fiscale è un macigno sulle spalle dei datori di lavoro e dei dipendenti, anche se difficilmente questi ultimi si rendono conto della portata delle tasse che devono lasciare allo Stato. In busta paga infatti troviamo già lo stipendio al netto, martoriato dalle mani avide del Fisco. Il dipendente giustamente si lamenta dello stipendio ridicolo, confrontato ad altri Paesi vicini, e se la prende con l’imprenditore. Ma non è proprio così.
Il trucco c’è, e si chiama “sostituto d’imposta”.
Lo Stato obbliga l’imprenditore a lavorare gratis per Lui; infatti è costretto a pagare un commercialista per calcolare le tasse (il cuneo fiscale) da trattenere direttamente dalla busta paga del dipendente, per versarle allo Stato.
Sarebbe molto diverso se il lavoratore ricevesse 1923 Euro in busta paga. Si renderebbe conto di quanto denaro gli viene trattenuto. Recarsi ogni mese alle Poste per versare metà stipendio al Fisco farebbe incazzare chiunque. Ma occhio non vede, cuore non duole, e lo Stato lo sa bene.